Viviamo nell’era dei social network, piattaforme sulle quali è possibile condividere ogni istante della propria vita.
Si può anche dire che ci troviamo nell’era dei like, delle condivisioni, della notorietà ad ogni costo, dei video e delle foto per immortalare qualsiasi tipo di azione quotidiana: da una cena con amici a una serata in discoteca, da un viaggio oltreoceano all’acquisto di un nuovo abito.
Qualsiasi cosa possa cogliere l’attenzione di amici e non, vale la pena di essere pubblicata e condivisa per raccogliere qualche like, condivisione e commenti.
Questa reazione umana è chiamata ricerca della gratificazione istantanea, ovvero l’effetto che proviamo quando utilizziamo i social network.
Si tratta di un processo psicologico e biochimico che agisce sulla nostra psiche ed il nostro umore.
Infatti rivelazioni di alcuni studi scientifici, ci dimostrano che alcuni dei social network più utilizzati, come Facebook, Instagram e Snapchat sono stati progettati per stimolare nel nostro organismo, scariche di Dopamina.
La Dopamina è una sostanza biochimica che originariamente era associata all’istinto di sopravvivenza del genere umano.
Infatti quando l’uomo doveva cacciare per mangiare e nel momento in cui riusciva a raggiungere l’obiettivo, la dopamina faceva sentire un senso di piacere nel aver completato la missione di sopravvivenza; questo ha permesso all’uomo di provare una sorta di dipendenza nella ricerca della “gratificazione momentanea” del successo.
Queste scariche di dopamina producono una reazione di dipendenza quasi l’organismo provasse piacere ogni volta che questa sostanza viene rilasciata.
Slot Machine, dopamina e Social Network: perchè usiamo i social network?
Allo stesso modo ricevere un like oppure un commento su Facebook, può stimolare la produzione di dopamina per far provare piacere e soprattutto creare dipendenza.
Proprio l’ex designer di Google ci parla del meccanismo delle “ricompense variabili intermittenti”.
Facendo un paragone con il gioco d’azzardo, si crea un meccanismo di ricompense variabili che quando vinciamo, il nostro organismo si abitua a provare la sensazione di successo ( ed alla dopamina rilasciata) e quando non vinciamo è complicato fermarsi, poichè ormai ricerchiamo a tutti i costi quella sensazione di estasi biochimica che solo attraverso un’altra ricompensa potremmo riprovare.
Dunque davanti un tanto atteso “mi piace” il cervello si comporta di conseguenza.
Trucchi psicologici che ci invogliano a stare inchiodati il più possibile sulle applicazioni che usiamo ogni giorno.
Un’altro di questi trucchi è quello della reciprocità sociale.
Come Whatsapp ha cambiato le relazioni personali: la reciprocità sociale con le spunte blu
Quante volte vi è capitato di dover litigare con un partner oppure un amico per un messaggio su Whatsapp non risposto; molto spesso ci dimentichiamo di rispondere perchè si sta lavorando o per qualsiasi altra ragione e la persona che aspetta una nostra risposta può rimanerci male.
Questo accade soprattutto da quando ci sono le spunte blu, ovvero un segnale di notifica che ci segnala la ricezione e la lettura del nostro messaggio al destinatario.
Questa funzionalità ha fatto davvero tante vittime nella vita di coppia e sempre di più, una non risposta con linette blu, viene presa incarico quasi come fosse una prova in tribunale che avvalora una tesi oppure un’altra ancora.
Perchè ci arrabbiamo dunque?
fondamentalmente per una ragione.
Nel Mondo Moderno siamo ormai abituati ad ottenere risposte, informazioni e soluzioni quasi istantaneamente.
Infatti la tecnologia stessa ci ha abituato a tempi di attesa e sforzi sempre minori, nell’ottenere risultati (gratificazioni).
Chi vince allora nella competizione fra questi colossi del web? chi riesce a tenervi di più all’interno della sua soluzione tecnologica.
Infatti si usano questi stratagemmi per aumentare il fenomeno di lock-in (capacità di tenere dentro un sito web l’utente) e quindi aumentare il tempo di permanenza trascorso.
Se non ci avevate mai pensato prova a vedere in questa ottica le funzionalità del ” sta scrivendo…” che è stata progettata proprio per:
- non farvi staccare gli occhi dallo schermo e non farti uscire dall’app
- per farvi attendere la risposta in tempo reale.
Essere social nel modo sbagliato
L’abuso di questi strumenti però ho portato ad un utilizzo distorto con fini che si allontanano dalla mera comunicazione sociale fra individui.
Infatti questo fenomeno in maggiore crescita, ha acquisito dei connotati che sempre di più sfociano nell’immoralità.
Ciò che si può incontrare sul web sono contenuti che mostrano violenza su animali o persone, atti di bullismo a scuola, scene di nudo esplicito o cruente.
Questi contesti sono accessibili a tutti e spesso il controllo e la rimozione non basta, poiché vengono continuamente ricondivisi dai miliardi di utenti che popolano la rete.
Morte ed emulazione: il pericolo del Mondo Moderno
Il fattore allarmante di tutto ciò non è relativo solo alla visione di determinati contenuti da parte di categorie di utenti i quali non dovrebbero accedervi, come i minori, ma al fenomeno dell’emulazione di ciò che viene mostrato facendo spesso apparire quello che si vede, come un gioco o una sfida.
Uno dei fenomeni che recentemente ha colpito soprattutto i giovani e comunque una fetta enorme degli utenti dei vari social, è qualcosa che è riuscito a trasformare un’azione semplice come lo scatto di una foto, o la registrazione di un video, in qualcosa di potenzialmente letale, che mette realmente a rischio la salute o addirittura la vita di coloro, che per puro divertimento e voglia di notorietà, sono disposti a rischiare la propria e l’altrui incolumità con delle bravate che a volte si sono trasformate in tragedia.
Vi sarà capitato di vedere sui vari social come Facebook, Instagram e altri, giovani o anche gente di qualsiasi età, che si ritraggono in degli autoscatti, foto o video che siano, i cosiddetti selfie, dal termine fotografico self-shot, nei momenti più disparati, a volte divertenti, ma sempre di più è possibile vederne di agghiaccianti, di quelli che vi fanno chiudere gli occhi per non vedere come va a finire.
Il selfie e giochi pericolosi sui social network
Questa è l’ultima frontiera del selfie, l’autoscatto che potrebbe testimoniare gli ultimi istanti di vita della persona, che in maniera del tutto inconscia potrebbe non superare quell’ultimo click.
Chi lo fa, non ha l’intenzione di rimanerci secco, alla fine stiamo parlando di incoscienza, forse stupidità, ma non di tendenze suicide, però com’è già successo in diverse occasioni, gli incidenti gravi o letali che si sono verificati, continuano e certamente continueranno ad accadere.
L’elenco è lungo e i casi d’infortuni o addirittura morte, sono dovuti a tante cause: gente folgorata, precipitata, investita, aggredita da animali selvatici, picchiata, arrestata e molto altro ancora.
Quelle che vanno per la maggiore, quelle che spingono maggiormente le persone a filmarsi mentre compiono queste azioni folli, sono le cosiddette challenge, ossia sfide.
Una challenge consiste nel filmarsi o fotografarsi mentre si compie un ballo, una coreografia o altro ”giochi” e nominare altre persone, sfidandole a fare lo stesso.
Ovviamente non c’è limite alla fantasia, poiché ogni nuovo ”concorrente” può inventarsi un modo personale per portare a termine la sfida.
La Kiki challange ed un caso famoso andato storto
Una tra queste è la famosissima Kiki challenge, nella quale la persona posiziona la telecamera o si fa riprendere dal passeggero mentre guida l’automobile e quando la canzone in sottofondo, un noto brano del cantante Drake, arriva al ritornello, salta giù dall’auto lasciandola in marcia e tenendo lo sportello aperto, balla sul pezzo seguendo l’auto in movimento.
Il fenomeno si sta diffondendo anche in Italia e negli Stati Uniti è scoppiato un vero e proprio allarme, poiché nelle migliori delle ipotesi è accaduto che alcuni ”ballerini” inciampassero provocandosi escoriazioni e lividi, altri sono rimasti impigliati allo sportello e sono stati trascinati dalla propria auto, ma si sono verificati alcuni casi in cui sono stati investiti dalle altre auto che sopraggiungevano.
Uno dei casi più famosi è sicuramente quello di una ragazza, Kari Miller, investita da un’auto che arriva pochi istanti dopo che questa scende dal suo veicolo, per svolgere la Kiki challenge.
Il video mostra un impatto abbastanza violento, con tanto di urla strazianti dell’amica che la riprendeva ma per fortuna si tratta una montatura fatta dalla stessa ragazza e pubblicata sul proprio profilo Instagram. La stessa, infatti, dichiara di stare bene e che si tratta di una sua idea, inoltre proprio lei ha montato il video per fare sembrare il tutto così realistico.
I Selfie estremi più famosi
SELFIE IN MACCHINA
Le cose sono andate in maniera diversa per Natalia Borosovna, ragazza russa di 35, che ha perso la vita per un selfie estremo girato in macchina nel 2017.
La donna, madre di un bambino, si trovava con una sua amica in vacanza nella Repubblica Dominicana e mentre viaggiavano in auto, Natalia ha deciso di farsi riprendere mentre ammiccava a si sporgeva fuori dal finestrino dell’auto mostrando i seni.
Purtroppo la bravata hot si conclude con la morte di Natalia che viene colpita da un lampione mentre si sporge dall’auto che procede a velocità sostenuta.
SELFIE MORTALI SUI GRATTACIELI
I selfie mortali non si fanno solo in macchina, ma anche sui tetti di edifici altissimi, come nel caso del Roofing.
Questa mania è arrivata con il diffondersi di un’altra disciplina, il parkour, sport da strada che consiste nel superare qualsiasi ostacolo che si può trovare lungo il percorso, in modo rapido e acrobatico.
Questa disciplina nata circa negli anni ’50 è di per se ”rischiosa”, poiché cadute e contusioni sono all’ordine del giorno, tuttavia non si può definire letale come il roofing, una sorta di evoluzione del parkour, che prevede di salire sul tetto di edifici spesso alti come grattacieli per eseguire folli acrobazie proprio sul cornicione, sfidando la paura e le altezze.
I video che girano su internet sul roofing sono agghiaccianti e fanno venire le farfalle allo stomaco anche ai più coraggiosi: mostrano prevalentemente ragazzini che eseguono salti mortali, rotolamenti o addirittura che si calano rimanendo aggrappati al bordo per restare qualche secondo in sospensione e poi tirarsi su.
SELFIE DURANTE UN SALTO
Uno dei selfie più famosi che ritrae una tragedia sfiorata riguarda un ragazzo russo che esegue un backflip, un salto mortale all’indietro su una trave di una gru o un grattacielo in costruzione. In fase di atterraggio un piede scivola fuori dalla trave, costringendo il ragazzo ad aggrapparsi per non precipitare di sotto. Un altro video che non è ancora stato chiarito se si tratti di un falso oppure no, mostra una ragazza che percorre i sostegni di un ponte sospeso.
La protagonista aveva già mostrato le sue capacità in altri video simili e anche una certa bravura, ma nel video in questione, arrivata sul punto più alto precipita proprio mentre sta scattando il selfie.
SELFIE: UN CASO ITALIANO TRAGICO
Un caso tragico è accaduto invece proprio in Italia, dove un adolescente è precipitato dal tetto di una casa rurale, schiantandosi al suolo e morendo sul colpo, probabilmente per emulare quanto viene mostrato in questi video.
Tecnologia ed incidenti stradali
L’uso improprio della tecnologia può avere conseguenze molto serie, come tamponamenti a catena o incidenti stradali gravi.
Tali conseguenze derivano anche dall’uso di telefoni e telecamere usate per fare delle riprese o delle foto durante la guida del proprio veicolo.
Quanti di voi almeno 1 volta nella vita ha usato il telefono mentre era alla guida? tranquilli non siamo i vigili urbani ma vogliamo solo farvi riflettere.
ACI lancia l’allarme contro i social e Whatsapp
Secondo i dati dell’ACI infatti, il tasso d’incidenti causati dalla distrazione per l’uso dello smartphone è elevatissimo, ben 3 incidenti su 4 avvengono per l’invio o la lettura di un messaggio, una notifica sui social, un video su WhatsApp, ecc.
Nei primi mesi del 2015 circa 1200 vite sono state falciate per l’uso del telefono alla guida.
L’ACI ha avviato una campagna col motto ”Molla sto telefono” e tramite un video dai contenuti forti, mostra quali potrebbero essere le conseguenze di una guida distratta. I dati ISTAT mettono al primo posto col 21,4%, la distrazione come causa degli incidenti in strade extraurbane, mentre al secondo posto, col 15,4%, come causa d’incidenti in ambito urbano.
Dipendenza da internet: come per le droghe, ci si può indebitare
Quello che maggiormente sconvolge è ciò che alcuni utenti della rete riescono a fare, pur di raggiungere un certo livello di notorietà, non solo mettendo a rischio la loro incolumità, ma addirittura la propria situazione economica.
Donna americana si indebita per apparire sui social
L’esempio più noto di questo argomento è sicuramente Lisette Calveiro, una statunitense ventiseienne che è riuscita a raccogliere sul suo profilo instagram circa 25.000 followers, ma che le sono costati non solo fama, ma qualcosa in più.
Nel 2013 Lisette si trasferisce da Miami a New York per uno stage lavorativo e sfrutta il viaggio per cominciare la sua carriera da star del web.
Per fare ciò, la ragazza scattava dei costosissimi selfie che la ritraevano impegnata in sontuosi brunch, negozi d’abbigliamento di alta moda nei quali acquistava capi costosi e viaggi tra uno stato e l’altro, nonostante questo stile di vita non rientrasse nelle sue possibilità finanziarie.
Il debito accumulato alla fine ammontava a oltre 8.000 euro, ammortizzato dal rimborso delle spese per i trasporti derivanti dallo stage e da un piccolo lavoretto come addetto stampa una volta tornata a Miami, dopo che lo stage si è concluso.
Nonostante ciò, Lisette ha continuato a vivere una vita da influencer nonostante le spese insormontabili, continuando ad acquistare abiti da selfie perfetto, rimando prigioniera non solo di un grosso debito per le sue tasche, ma di una bugia creata ad arte da se stessa.
Perchè ci mettiamo in pericolo?
La rete è piena di sfide e video, ma soprattutto foto, che mostrano persone in bilico su ponti, tetti, in cima a treni in corsa o altri mezzi di trasporto, baciare animali selvatici feroci come lupi o squali e tante altre attività che potrebbero trasformarsi in tragedia: ma perché? Cosa spinge questa gente a farlo? Ne vale veramente la pena?
Come già detto, i social sono piattaforme che permettono di condividere contenuti per mostrare ai propri amici o ”followers” le proprie passioni, abilità e capacità.
Maggiore è il numero degli iscritti e delle interazioni, come like, commenti e condivisioni, maggiore è la notorietà che si acquisisce.
Quanto costa diventare influencer ?
Per alcuni questo meccanismo è stato una miniera d’oro, trasformandoli da semplici ”influencer” seguiti sui propri profili, a personaggi noti dello spettacolo.
Fondamentalmente è questo il motivo che spinge i tanti a cercare di attirare l’attenzione in ogni modo, anche rischiando la propria vita: la notorietà e la voglia di diventare famosi.
Bisogna ricordare però che le tecnologie moderne dettano tempi molto più rapidi di una volta e quello che un tempo durava per sempre, oggi dura poco, giusto un attimo, proprio come quello che può fare la differenza tra vivere e morire.
Oggi si potrebbe essere famosi per una cosa in particolare, ma già domani quella stessa cosa diventa obsoleta, superata, oppure così emulata e abusata da farne perdere l’interesse, per cui, prima di scattare quella foto per raccogliere qualche like, riflettete non su ciò che può farti guadagnare, ma su quello che potrebbe farvi perdere e se poi il gioco vale la pena.