L’ex ministro degli interni, e leader della lega, ha citofonato un cittadino tunisino residente a Bologna, chiedendogli se fosse uno spacciatore.
Il tutto è stato ripreso da alcune telecamere, violando i principi base della costituzione in merito alla salvaguardia della privacy e recando un danno alla reputazione alla persona coinvolta nella vicenda.
Matteo Salvini si trova in questi giorni in Emilia-Romagna per supportare la candidata leghista alle elezioni regionali Lucia Borgonzoni.
Il leader del carroccio ha deciso di fare un gesto eclatante che fin da subito è apparso più come una provocazione che un atto di legalità.
Guidato dalle indicazioni di una residente del quartiere Pilastro, zona periferica della città di Bologna, ha raggiunto l’abitazione di un cittadino tunisino indicato come possibile spacciatore, senza avere nessuna prova di colpevolezza alla mano.
Dopo essersi informato sulle generalità del soggetto, ha citofonato presso l’abitazione del presunto spacciatore.
Una volta ricevuta risposta ha chiesto se realmente in quell’abitazione abitasse uno spacciatore e se era vero che proprio da quel luogo partisse gran parte della droga destinata allo spaccio della zona.
Lo scambio tra Salvini e il cittadino tunisino è stato ripreso dalle telecamere e mandato in diretta su Facebook, diventando virale e scatenando le polemiche attorno a questo gesto.
Violazione della privacy: cosa dice la legge italiana?
L’articolo 14 della costituzione parla chiaro: “il domicilio è inviolabile, non è possibile eseguire ispezioni o perquisizioni se non nei casi previsti dalla legge.”
Nonostante Salvini abbia solamente citofonato, il suo volere era quello di entrare in casa ed eseguire una sorta di perquisizione, intento confermato dai giornalisti presenti su luogo quella sera.
Al di là del gesto ritenuto più o meno sconsiderato, Salvini ha commesso una serie di leggerezze abbastanza gravi.
La prima riguarda la violazione della privacy dei soggetti coinvolti visto che sono state chieste le generalità del cittadino tunisino accusato di spaccio, il piano della sua abitazione e l’età e il nome del figlio, che molto probabilmente è un minore.
L’intera “operazione” è stata trasmessa in diretta su Facebook, diffondendo all’istante le informazioni a migliaia di persone.
La seconda grave leggerezza commessa è che non viene tenuto conto del lavoro degli inquirenti.
Come si può ascoltare nella diretta, alcuni cittadini del quartiere comunicano di aver già segnalato alla polizia la situazione di degrado e insicurezza che regna da quelle parti.
Salvini però commenta la situazione nel seguente modo: “le forze dell’ordine conoscono la situazione, ma dopo un quarto d’ora li fanno uscire di prigione”.
Com’è ben intuibile questo gesto potrebbe creare un pericoloso precedente.
Il rispetto della privacy può venir meno, andando a ledere i diritti di ogni singolo cittadino.
Matteo Salvini ha dichiarato che in qualità di cittadino si è sentito in dovere di affrontare la situazione, ma come può un politico citofonare a casa di un cittadino accusandolo di un reato grave senza averne alcuna autorità?
Che responsabilità hanno i media in questa vicenda?
Dalle immagini di quella sera è possibile scorgere una folta presenza di giornalisti, con numerose telecamere e microfoni, intenti a seguire il leader della lega.
Se si sfoglia il Testo unico dei doveri del giornalista, si trova in allegato il Codice di deontologia, che all’articolo 3 chiarisce in maniera lampante i doveri che un giornalista è chiamato a tenere, si cita nello specifico il seguente passaggio: “Il domicilio e i luoghi privati devono essere rispettati secondo le tutele e nel rispetto delle norme di legge”.
La tutela del domicilio deve essere rispettata, così come quella dei minori (nel video viene citato il nome, l’età e il luogo di residenza del figlio del cittadino accusato di spaccio). L’articolo 7 inoltre garantisce la tutela degli stranieri.
Nella presunta operazione di legalità, la nazionalità della persona accusata viene stabilità in maniera superficiale e senza alcuna prova certa, promuovendo un clima di razzismo. L’articolo 8 stabilisce che il giornalista, inoltre, deve rispettare il diritto alla presunzione di innocenza del soggetto coinvolto.
Per come è stata gestita la situazione, e per le parole espresse, la persona coinvolta in questa vicenda è ritenuta colpevole da un atto non legale di giustizia sommaria, ma per fortuna nel nostro paese le sentenze le delibera il tribunale.
La Tunisia protesta, si rischia un incidente diplomatico?
Oltre alla violazione della privacy, il gesto di Matteo Salvini ha creato indignazione e ha scaturito reazioni anche dalla Tunisia, madre patria del cittadino accusato di essere uno spacciatore.
Il vice presidente del parlamento tunisino, Osama Sghaier, ha definito il gesto di Salvini come “un atto di razzismo vergognoso che va a minare nei rapporti tra Tunisia e Italia” definendo il leader della lega come irresponsabile, accusandolo di gesti reiterati di riferimento verso cittadini tunisini.
Anche l’ambasciatore tunisino in Italia ha espresso il suo pensiero inviando una lettera al presidente del senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, definendo l’accordo di Salvini come “una provocazione senza rispetto del domicilio”.
L’ambasciatore, dichiarando che è stata diffusa da una famiglia tunisina, ha voluto comunque sottolineare gli ottimi rapporti che intercorrono tra Italia e Tunisia.
Quando si commette il reato di diffamazione?
Si è in presenza di un reato di diffamazione quando viene lesa la reputazione di un soggetto.
Il reato, per sussistere, deve andare a ledere.
Spesso la diffamazione viene confusa con l’ingegneria e per evitare fraintendimenti è giusto spiegare in cosa consistono entrambi i reati. L’ingiuria è l’offerta rivolta all’interno di quello che percepisce come tale, mentre la diffusione è l’offerta di una persona espressa in presenza di parti.
Quindi la peculiare differenza tra ingiuria e diffamazione sta nel fatto che nel primo caso l’offesa deve avvenire in presenza dell’offeso, mentre nel secondo caso no. In caso di più persone, il reato di ingiuria può mutarsi in diffamazione.
Nel caso di Salvini quindi è presumibile un possibile reato di diffamazione in quanto l’offerta rivolta al cittadino tunisino è stata pronunciata in presenza di più persone.
Come difendersi dalla diffamazione e dalla violazione della privacy
Per tutelare il proprio diritto alla privacy è possibile applicare specifiche misure di sicurezza:
– rivolgersi al garante della privacy presentando un reclamo, una segnalazione o un ricorso;
– rivolgersi all’autorità giudiziaria;
– chiedere al soggetto diffamante (o che ha leso la privacy) di fornire informazioni riguardo all’ottenimento dei dati sensibili;
– non espongono facilmente dati sensibili in luoghi o situazioni che possono verificarsi pericolosi;
– sincerarsi sulla buona fede dell’interlocutore al momento della fornitura di informazioni personali.
I modi in cui la violazione della privacy può essere regolamentata.
È importante applicare le tutele volte a limitare il più possibile il rischio di perdita di dati personali o di somministrazione verso terzi con finalità fraudolente.
Allo stesso modo è possibile arginare il rischio di diffamazione, rischio di disputa o alterchi con elementi poco raccomandabili.