La tua immagine sul web è in pericolo?

Growth Hacker? una nuova professione con Raffaele Gaito

Raffele Gaito Growth Hacker

In questo Mondo Moderno non ci si può rilassare un momento perchè la tecnologia e l’evoluzione dei processi è sempre più veloce.

Per questo ogni giorno ci scontriamo con nuove professioni, nuove parole con inglesismi che per i non addetti molto spesso non vogliono dire nulla.

La realtà è che nuove professioni vuole dire anche nuove opportunità di crescita per tutti noi.

UX & UI Designer, Data Analyst, Growth Hacker, E-Reputation Manager.

Cosa farai da grande? cosa ti conviene studiare per essere pronto al mercato del lavoro Moderno?

Raffaele Gaito massimo esperto di Growth Hacking  ci racconta la sua professione moderna. Pronto ad essere ispirato?


Presentati. Cosa dovremmo sapere di te, che tipo di professionista sei?

Raffaele Gaito, Salernitano, classe 84. Faccio un sacco di cose, veramente tante: imprenditore, formatore, blogger, autore e così via. Molte di queste attività sono accumunate da un argomento che si chiama Growth Hacking, questa nuova metodologia che unisce marketing, prodotto e analisi dati, di cui sono uno dei pionieri in Italia.


Cos’è per te il mondo moderno?

Un mondo fantastico, dove abbiamo un accesso alle informazioni (e alla formazione) senza precedenti. In qualsiasi momento e per qualsiasi argomento, possiamo potenzialmente formarci a costo zero o molto basso con contenuti di altissima qualità. Un mondo dove l’ignoranza non è più giustificata.

Come ti sei formato?

Un po’ percorso classico e un po’ autoformazione. Ho una laurea con lode in informatica conseguita a Salerno (la migliore facoltà d’informatica d’Italia, tra l’altro) e poi tanto studio da autodidatta e sul campo per ciò che riguarda marketing, business e prodotto. Investo moltissimo nella mia formazione: corsi online e libri come se non ci fosse un domani! E qualche anno fa ho anche frequentato la migliore accademia d’Europa sul Growth Hacking.

Come spiegheresti a tua Nonna il Growth Hacking?

Finisce l’epoca nella quale prima ci preoccupavamo del prodotto e poi del marketing. Ora, finalmente, sono due visti come due lati della stessa medaglia. Il growth hacking ci permette di lavorare meglio, spendendo meno e rischiando meno.


Da quanto si può parlare di Growth Hacking in Italia? quali sono le differenze con l’estero?

In Italia si parla di Growth Hacking da 4-5 anni, quando io e il mio amico Luca Barboni abbiamo iniziato a fare informazione e sensibilizzazione sull’argomento. La cosa è diventata ufficialmente di massa nel 2017, sono usciti i primi libri, c’è stato l’interesse di molti addetti ai lavori, Coca-Cola ha annunciato di utilizzare questa metodologia e allora è arrivata anche l’attenzione delle grosse aziende. Proprio per questo motivo siamo ancora in piena fase hype e lo dimostra il fatto che moltissime persone ormai si fregiano di questo titolo senza averne compreso a pieno il significato. Così come molti continuano a confondere il Growth Hacking con cose che non hanno nulla a che fare con esso: automazione, bot, trucchetti, escamotage e tanta robaccia. La differenza principale con gli USA è che loro ormai hanno superato questa fase di hype (da un po’ di anni ormai) e quindi ne parlano con molta più serenità, senza dover nemmeno più fare la differenza tra “marketing tradizionale” e “growth marketing”. Ora il marketing lo fanno direttamente così…


Come dovrebbe formarsi un giovane oggi per essere un ottimo GH?

Il segreto è tutto nel mix di teoria e pratica, non mi stancherò mai di dirlo. Se studiamo tanto la materia siamo dei bravi studiosi, se conosciamo tanti tool siamo dei bravi smanettoni. In realtà il professionista di qualità si vede perché riesce a bilanciare perfettamente le due cose. È 50 e 50 non si scappa! Oggi, tra l’altro, esistono anche libri in Italiano sul tema e corsi molto avanzati sull’argomento (come quello di lacerba.io) che consentono di avvicinarsi alla materia anche chi non ne ha mai sentito parlare prima.

Descrivi le 24 ore di un Growth Hacker .

Il Growth Hacker non è un mago, chiariamo questa cosa. È una persona che in azienda gestisce il processo di Growth Hacking, tutto qua. Quindi la sua giornata lavorativa dipende molto dal team e dal tipo di azienda. Passa da attività di analisi dei dati ad attività di brainstorming creativo, dall’intervistare i clienti a fare test di usabilità, e così via. Non esiste una giornata tipo…

Quali sono le discipline da padroneggiare per essere Growth Hacker ?

Vale un po’ la stessa risposta di sopra. È difficile dare una risposta unica perché parliamo di una materia che è per definizione multidisciplinare. Molto dipende dal tipo di background e dal tipo di progetto su cui si sta lavorando. Sicuramente essendo una figura che si pone all’intersezione tra marketing e prodotto, deve avere praticità con gli strumenti di advertising, con l’analisi dei dati e gli analytics, deve conoscere un minimo di programmazione, deve avere qualche infarinatura di psicologia, e così via.

Quale sarà la possibile evoluzione in questa professione? Che ruolo avranno le A.I.?

È una professione che, come molte altre nel mondo digital, si evolve in base all’evoluzione degli strumenti e delle tecnologie. Cambiando i canali e le tecnologie che le aziende usano, il Growth Hacker si adatta di conseguenza. 10 anni fa non c’erano i chatbot e oggi ci sono, 10 anni fa non c’era Snapchat e oggi c’è, e così via.

Ecco perché è fondamentale che sia sempre sul pezzo, aggiornato con i cambiamenti del mercato.

Qual è il tuo strumento di lavoro preferito ed ogni quanto aggiorni le tue competenze?

Non ho strumenti di lavoro preferiti, ne uso tanti in base ai progetti e ai clienti. Per quanto riguarda le competenze, come dicevo in precedenza, investo tantissimo nella mia formazione: leggo almeno un libro a settimana, seguo 3-4 corsi online all’anno e, quando riesco, cerco di infilare workshop e corsi brevi d’aula.

Conoscere l’inglese o altre lingue è importante nella tua professione?

È fondamentale. Non dovremmo nemmeno farla più questa domanda nel 2018.

Growth hacking per le aziende perché?

Perché aldilà dei pipponi per addetti ai lavori, aldilà delle frasi ad effetto, aldilà dei casi studio americani, il Growth Hacking serve per lavorare meglio.

Per fare meglio marketing, per sviluppare prodotti migliori, per gestire meglio il proprio tempo e il proprio budget.

Qual è la mission che ti sta più a cuore in questo momento?

Semplificare. Dobbiamo rendere le cose più accessibili ai non addetti ai lavori.

Lascia un messaggio ai giovani che non sanno ancora come sfruttare il mercato del lavoro digital.

Sporcatevi le mani e lanciate qualcosa di vostro. Non deve essere per forza la nuova Facebook o l’azienda che vi farà diventare milionari.

Vi basta iniziare con cose semplici: un blog, un canale youtube, una newsletter o qualsiasi altra cosa.

Prendete una vostra passione, iniziate a creare contenuti e a radunare una community intorno ad essa.


Se volete approfondire il tema del Growth Hacking, Raffaela Gaito ha scritto un libro sull’argomento che potete vedere qui

“In un’epoca nella quale il digitale cambia le regole del gioco di continuo e i trend nascono e muoiono in una manciata di mesi, solo chi sperimenta riesce a sopravvivere.” Forse è per questo che Raffaele ha sentito l’esigenza di scrivere un nuovo libro dedicato al Growth Hacking. Qui il link per comprarlo

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