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Diritto all’oblio oncologico: cos’è e perchè è importante

Essere un malato oncologico, al giorno d’oggi, significa avere a che fare con ostacoli in grado di permanere anche a guarigione avvenuta.

Trattasi di un’etichetta difficile da sopportare, che rende oltremodo indispensabile ottenere il diritto all’oblio oncologico, e questo per un motivo ben preciso: il fatto che la storia clinica di una persona sia capace di mettere a repentaglio il futuro della stessa sotto molti punti di vista.

Cosa si intende per diritto all’oblio oncologico?

Ma cosa significa quindi diritto all’oblio oncologico?

Se te lo stai chiedendo, sappi che la risposta è più semplice di quello che possa sembrare. Dal punto di vista letterale del termine, infatti, l’oblio oncologico non è altro che il diritto a mantenere la dovuta riservatezza sulla malattia in questione.


In linea generale, combattere e guarire da un tumore comporta limitazioni che in Italia, purtroppo, ancora sussistono.

Tra queste troviamo l’enorme e invalidante difficoltà ad accedere a prestiti, mutui o finanziamenti di vario genere.

In altri casi, l’essere stato un malato oncologico figura come vera e propria forma di discriminazione per ciò che concerne l’accesso al mondo lavorativo.

Per non parlare del sistema delle adozioni e di servizi che ti verranno meglio illustrati nel corso dell’articolo.


Eppure, al giorno d’oggi, moltissime diagnosi di cancro forniscono un’aspettativa di vita elevata, così come dimostrato anche da diversi studi in materia.


Ma per poter richiedere del denaro in prestito, ad esempio, o anche solo per effettuare un semplice colloquio in specifiche aziende, è necessario dar comunicazione di aver avuto una neoplasia, cosa che, in Italia, compromette notevolmente l’esistenza dell’ex malato.

Sul punto devi inoltre sapere che il paziente, al termine di un tumore, anche se è considerato guarito, dovrà seguire dei cosiddetti protocollidi follow up“, della durata che varia dai cinque ai venti anni.

Trattasi di una forma di prevenzione che non dev’essere considerata in alcun modo come una terapia, né tantomeno dovrebbe continuare ad affliggere la persona con il pensiero di non esser riuscita a liberarsi del male.

A cosa non ha diritto il malato di tumore?

Come già anticipato, essere stati malati di cancro porta con sé limitazioni che non dovrebbero sussistere e che non hanno a che fare con lo stato di salute.

In Italia, in particolare, sono quasi un milione le persone che ormai possono dirsi guarite dalla malattia, complice l’evoluzione della scienza ed altri fattori prettamente soggettivi.

Trattasi di ex affetti da tumore che hanno diritto ad una vita normale, anziché vedersi negata la possibilità di accedere a specifici servizi.


Tutto ciò si basa sul fatto che chi possiede una determinata storia clinica genera, almeno teoricamente, una sorta di insicurezza nel prossimo.

In particolare, qualora il soggetto in questione desiderasse accendere un mutuo o una polizza assicurativa, e non dichiarasse di essere un ex malato, nelle ipotesi di sinistro la compagnia potrebbe rifiutarsi di corrispondere la prestazione di tipo assicurativo dicendo che il rischio era “alterato“.

Nei casi di adozione, invece e come immaginerai, la situazione si fa ancora più delicata: i futuri genitori devono rispettare appositi requisiti, sistema in cui una persona che ha sofferto di neoplasia non può subentrare.


Ragionamento simile è perseguito nell’ambito dei rapporti lavorativi, ove il datore di lavoro potrebbe scartare il candidato per una sorta di presunzione d’incertezza sul futuro del soggetto che si sottopone al colloquio.

Perché il malato oncologico ha bisogno del diritto all’oblio?

Avrai ormai compreso il perché ottenere il diritto all’oblio rappresenta un traguardo fondamentale, di cui anche l’Italia, al pari degli altri Stati europei, necessita.


Avere il cancro non equivale ad una sentenza di morte, soprattutto quando la malattia è curabile, nonché alla luce dei progressi scientifici fatti con il passare degli anni.


Nonostante ciò, nel nostro Paese non è semplice scordare di aver sofferto di cancro, perché per aver accesso ai servizi di cui abbiamo parlato occorre prima rispondere a una serie di domande sulla propria storia clinica.

Basti pensare che, per stipulare un contratto con la banca o con un’assicurazione, all’ex malato potrebbero essere imposti oneri aggiuntivi rispetto alle persone considerate sane.

Per non parlare della procedura di adozione e delle relative indagini effettuate direttamente dal Tribunale dei Minori.

Tutto questo si basa sul fatto che, in Italia, essere guariti dal punto di vista medico non equivale ad esserlo sotto gli aspetti giuridici.

Il che genera inevitabilmente una sorta di evidente squilibrio tra i cittadini dello Stato, fattore che rende indispensabile il diritto all’oblio oncologico.


In particolare, i tempi di avvenuta guarigione variano molto a seconda della tipologia di tumore di cui il soggetto è stato affetto.

Per metterti subito al corrente di qualche esempio concreto: un paziente è considerato guarito decorsi vent’anni dalla neoplasia alla prostata, alla mammella e nelle casistiche reputate più gravi; quindici anni per la leucemia, il cancro alla vescica, ai reni e per le cosiddette varianti “croniche”; occorre invece un minimo di dieci anni per i melanomi e per il tumore al colon; cinque anni per quello alla tiroide.


Come vedi, la guarigione “giuridica” ha poco a che fare con il benessere fisico della persona, la quale comunque si vede costretta a subire ulteriori conseguenze di un male già di per sé difficile da affrontare sotto ogni punto di vista.

Cosa dice la legislazione italiana ed europea sul diritto all’oblio oncologico?

Per andare oltre le evidenti discriminazioni che gli ex malati oncologici sono costretti a subire a causa del loro status, occorrono misure concrete, volte appunto a tutelare i soggetti che sono riusciti a sconfiggere il cancro.

Ma cosa ne pensano Europa e Italia a riguardo? .


A livello europeo vi sono Stati, quali la Francia (che, peraltro, è stata la prima a muoversi in tal senso), il Lussemburgo, il Portogallo e l’Olanda che sono forniti di una vera e propria normativa che riconosce il diritto all’oblio oncologico.


Proprio di recente il Parlamento europeo ha chiesto che entro e non oltre il 2025, ogni Stato facente parte dell’Unione europea sia in grado di garantire tale diritto.

In particolare, il diritto all’oblio dovrebbe essere riconosciuto a tutti gli ex pazienti appartenenti agli Stati membri dopo 10 anni dal termine del trattamento, nonché fino a 5 dopo la conclusione del trattamento per quelle persone che hanno avuto una diagnosi prima dei diciotto anni.

A ciò si aggiunge che potrebbero anche essere previste norme “comuni” per i paesi dell’Unione europea, proprio per assicurare il diritto all’oblio oncologico senza che questo debba necessariamente passare da farraginose pratiche a livello nazionale.


In sostanza, il Parlamento europeo vorrebbe che il diritto in esame venisse ricompreso all’interno della legislazione propria dell’Unione, così da evitare qualunque forma di discriminazione nei confronti di coloro che, ad oggi e nella maggior parte degli Stati, non hanno la possibilità di accedere a determinati servizi.


Quanto invece alla situazione italiana, a giugno 2022, il Senato ha iniziato a valutare un disegno di legge basato proprio sul diritto all’oblio oncologico.

La prima a firmare è stata la senatrice Boldrini, facente parte del partito Democratico, pienamente a favore di un simile disegno.


Non è certo che tale proposta diventi legge, ma si tratta comunque di notevole progresso rispetto al passato, che potrebbe contribuire a restituire una sorta di anonimato a tutti coloro che sono stati malati di tumore e che ancora soffrono per non essere considerati al pari di chiunque altro.

In che modo il diritto all’oblio tutela la web reputation?

Il web, i siti internet e i social sono diventati qualcosa di irrinunciabile.

In un’era prettamente digitale, è facile diffondere informazioni personali sui vari profili (basti pensare alle foto o ai video che circolano online), circostanza spesso sfruttata dalle aziende, dai possibili datori di lavoro e via dicendo, al mero fine di captare qualcosa in più sull’eventuale candidato.

In altre parole, è facile crearsi una cosiddetta we reputation, inconsapevolmente o meno.


Ed è proprio qui che entra in gioco il diritto all’oblio, ovverosia il diritto a eliminare definitivamente tutte quelle informazioni inerenti alla persona, e quindi ad essere letteralmente dimenticati.


In simili circostanze sarebbe infatti impossibile risalire a tutto ciò che il soggetto ha postato online o che riguarda i suoi dati.

Ti basta pensare alla facilità con cui un nome può essere cercato digitando nell’apposita barra di ricerca Google; ad esempio, alla fotografia postata anni fa, relativa al periodo in cui un ex malato di cancro si trovava in ospedale, pubblicata su un social e visibile a un numero più o meno elevato di persone.


Ed è proprio per questo che si parla di tutela della web reputation, essenziale non solo per garantire la privacy ma anche per migliorare il futuro di tutti coloro che si trovano inevitabilmente limitati da una malattia che, nonostante la guarigione, grava ancora sulle loro spalle.

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