Cos’è la privacy?
Dopo più di vent’anni di dibattito sul Diritto alla Privacy, sembrerà strano ma non esiste un articolo della Costituzione italiana che faccia riferimento a questo.
Esiste però il diritto fondamentale dell’individuo alla protezione dei dati personali sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea come stabilito dall’articolo 8 di questa.
Eppure sono tante le leggi che nel corso degli ultimi vent’anni si sono susseguite per stabilire con chiarezza in cosa consiste il diritto alla privacy e come deve essere tutelato.
In che cosa consiste il diritto alla privacy
Con il termine inglese si intende privacy, si intende riservatezza, privatezza e comunque nel gergo giuridico si intende il diritto alla riservatezza della vita privata di un individuo.
Diritto che non va confuso con quello al segreto e non è uguale al diritto alla protezione dei dati personali, dal momento che questi ultimi sono un corollario al diritto alla riservatezza.
Diritto alla Privacy e GDPR
La normativa italiana ed europea quindi ha da sempre tentato di rispondere alla domanda su come tutelare il diritto alla privacy.
L’ultimo provvedimento in ordine di tempo ad essere stato approvato in materia di diritto privacy e che tra l’altro ha soppiantato tutti i precedenti è il Regolamento Ue 679/2016 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016 entrato in vigore il 25 maggio 2018.
Il GDPR contiene tutte le disposizioni riguardanti la protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, alla libera circolazione di questi e di fatto abroga sia la vecchia direttiva 95/46/CE che la normativa nazionale in materia.
In Italia il diritto alla privacy è stabilito dal Decreto Legislativo 196/2003 le cui disposizioni restano in vigore se non contrastano e se sono compatibili con quelle del GDPR. Sarà probabilmente necessario un ulteriore decreto per poter armonizzare il tutto, togliendo quanto abrogato e superato, lasciando solo le disposizioni in vigore ed inserendo le novità.
Il Regolamento prevede misure specifiche per la protezione e la sicurezza, quindi tutti gli adempimenti da svolgere per il trattamento corretto dei dati personali. Ma soprattutto riconosce all’individuo diritti basilari che lo stesso potrà esercitare rivolgendosi direttamente al titolare del trattamento.
Diritto all’accesso ai propri dati personali
In particolare il GDPR stabilisce che il soggetto può richiedere al titolare del trattamento sia esso soggetto pubblico, azienda, associazione o persona fisica, informazioni su come vengono trattati i propri dati personali oltre che ovviamente sapere di quali dati questo è in possesso.
Può chiedere dove i dati sono stati reperiti, per quali finalità vengono trattati, se esiste un processo automatizzato come la profilazione, gli estremi identificativi di chi tratta i dati e il periodo di conservazione.
I diritti dell’interessato
Lo stesso regolamento ha stabilito chiaramente i diritti dell’interessato con riferimento ai dati che lo riguardano:
- diritto alla rettifica – in caso di dati inesatti, non aggiornati o incompleti;
- diritto alla cancellazione – se i dati non servono più per lo scopo per i quali erano stati raccolti, se c’è l’opposizione dell’interessato e se sono trattati illecitamente;
- diritto alla limitazione del trattamento – se non sono esatti, se sono trattati illecitamente e se c’è opposizione al loro trattamento oppure se l’interessato ne ha bisogno in sede giudiziaria;
- diritto alla portabilità – si può chiedere di trasferirli ad un altro titolare se c’è ad esempio un contratto stipulato che viene cambiato.
C’è infine il diritto di opposizione al trattamento dati che l’interessato può sempre esercitare per motivi connessi alla sua situazione particolare ma anche senza motivo se questi sono trattati per finalità di marketing.
Diritto alla Privacy e giornalismo
Il diritto alla privacy si è da subito interfacciato in maniera molto complicata con il diritto di cronaca e la normativa ha sempre cercato di trovare il giusto compromesso tra i due diritti.
A raccogliere tutte le norme sopravvenute nel corso degli anni è stato il TU 196/2003 che nello specifico per quanto riguardava diritto alla privacy e cronaca stabiliva la suddivisione dei dati trattati in quattro categorie fondamentali:
- Dati sensibili – sono quelli che indicano la razza, la religione le convinzioni filosofiche, opinioni politiche, stato di salute e vita sessuale;
- Dati semisensibili – informazioni che possono causare danni all’interessato come quelli relativi ai sospettati di frode o alla loro situazione finanziaria;
- Dati comuni – relativi a informazioni di base come nome, cognome, codice fiscale, indirizzo, numeri di telefono etc.;
- Dati giudiziari – informazioni riguardanti provvedimenti attinenti al casellario giudiziale (sanzioni, reati, carichi pendenti).
Il giornalista comunque dovrà sempre rispettare il limite dell’essenzialità dell’informazione e quello della rilevanza stabiliti dal Codice Deontologico sulla privacy adottato nel 1998.
Diritto alla Privacy nell’era di internet
La rete ha aperto un mondo infinito che però sul fronte della riservatezza ha suscitato anche tanti interrogativi.
L’utilizzo dei social in particolare ha evidenziando un problema di violazione dei dati personali non indifferente.
Sul web i dati viaggiano a velocità incredibile: condivisioni e ri-pubblicazioni sono di fatto difficili da controllare e gestire.
L’Ue ha stabilito chiaramente il diritto all’oblio ma per farlo valere occorre conoscere molto bene le nuove disposizioni.
È importante conoscere i propri diritti e soprattutto farli valere e per farlo è sempre meglio ricorrere all’ausilio di professionisti del settore.
Diritto alla Privacy: quante volte è stata violata sul web?
Diritto alla privacy: ecco i casi più noti degli ultimi 10 anni che hanno colpito anche i tuoi dati, navigando sul web ad oggi .
Tutti utilizziamo la tecnologia e navighiamo sul web, questo ovviamente comporta dei rischi, ogni volta che ci colleghiamo a internet esponiamo i nostri dati personali alle varie pagine visitate in ogni singolo momento.
Oggi parleremo di diritto alla privacy e infatti a prescindere da quante ore si passano sul web, ognuno di noi ha il diritto di essere tutelato e le informazioni che forniamo devono essere trattate in rispetto delle norme che regolano la riservatezza degli individui sui canali digitali.
Il codice della privacy è molto chiaro: chiunque ha diritto alla protezione dei propri dati personali e alla correttezza della cura di essi.

Chi utilizza le generalità di un soggetto è sempre tenuto a rilasciare le finalità e le modalità del trattamento dei dati, per questo motivo prima di accedere a qualche applicazione o di navigare su un sito web sarebbe opportuno leggere il modo in cui le nostre informazioni private saranno usate.
In questo articolo capiremo perché si tratta di un tema delicato, ma soprattutto parleremo di alcuni casi in cui la sicurezza delle più grandi aziende è venuta a mancare.
Che cos’è la privacy sul web e perché è importante per tutti gli utenti?
Il termine privacy deriva dall’inglese e vuol dire letteralmente riservatezza. Negli anni, con l’introduzione dei social media, il diritto alla privacy è decisamente cambiato. Da poco anche il diritto alla riservatezza sul web è diventato tutelato e garantito, questo a seguito di molti scandali che hanno occupato la cronaca negli ultimi dieci anni.
La privacy sul web non è altro che il trattamento dei propri dati personali nel rispetto delle leggi, l’obiettivo principale è quello di controllare che non vi siano diffusioni di informazioni anomale, o che i dati non siano venduti a terze parti.
La tutela delle informazioni personali ormai è riconosciuta dalla legge come un vero e proprio diritto di ogni individuo (diritto all’oblio), esso deve avere il controllo sulle proprie informazioni che riguardano la sua vita privata e la legislazione deve occuparsi necessariamente di fornire tutti gli strumenti adeguati.
Il diritto alla privacy in Europa non è nato solo oggi, ma già con la stipulazione dei diritti dell’uomo si parla della tutela dei dati personali, anche se con l’incremento delle alte tecnologie l’Unione Europea ha voluto fortemente il General Data Protection Regulation e infatti il trattamento della privacy è diventato molto più controllato per garantire massima sicurezza a tutti gli utenti.
A seguito degli ultimi scandali sono anche state adottate delle misure ancora più restrittive per i minori di 16 anni e infatti da ora in poi avranno bisogno del consenso dei propri genitori per poter utilizzare alcune applicazioni.
Tutti sui social condividiamo momenti di vita quotidiana e anche la posizione dando il consenso ai servizi di localizzazione, per questo il diritto alla privacy è un argomento che riguarda tutti e non vi è nessun escluso.
Casi di cronaca più famosi al mondo in cui si è verificata una violazione della privacy
Il diritto alla privacy sulla carta dei diritti fondamentali dell’uomo è regolato dall’articolo numero 8 che recita “Ogni individuo ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che lo riguardano”.
Per fortuna dunque che esiste l’organo adibito alla tutela dei nostri dati, ovvero il Garante della Privacy , che ad esempio sta combattendo per noi i pericoli dei social network, come Tik Tok in difesa dei minori.
Da qui il motto ” quando ti connetti, connetti anche la testa!”
Ma nonostante la premessa iniziale negli anni si sono verificati molti casi di cronaca in cui la violazione della privacy è stata il tema principale. Di seguito saranno elencati e spiegati gli avvenimenti più rilevanti che coinvolgono le aziende più famose che ad oggi contano milioni di utenti. Questo per capire quanto è importante imparare a tutelarsi e ad informarsi sul trattamento dei propri dati personali.
Uno degli scandali che ha fatto più parlare è quello della azienda britannica Cambridge analytica che si occupa di consulenze e conta circa 87 milioni di utenti. Questa società inglese ha venduto migliaia di dati dei propri utenti senza autorizzazioni.

Sono state usate le informazioni dei profili di Facebook, il tutto è avvenuto tramite un’applicazione che è stata scaricata da 270.000 utenti di Facebook e per via della politica di quest’ultima sono riusciti a raccogliere milioni di dati anche dei loro amici.
Gli scandali riguardano pure le compagnie aeree e infatti
British Airways nel 2018 ha comunicato di essere stata attaccata da un gruppo di hacker.
Essi sono riusciti ad impossessarsi dei dati di circa 380 mila clienti, le informazioni che hanno ricavato sono: numero di telefono, indirizzi e informazioni di pagamento.
Anche Facebook che è considerato un grande colosso dei social, nel 2018 ha subito un grande attacco hacker su più di 50 milioni di account. L’azienda ha risolto la falla in tempi veramente record, ma ormai il danno era fatto ed i dati erano già stati presi.

Il più grande caso può essere considerato quello di Google+ che si è rivelato un grande fallimento in quanto in soli due mesi sono uscite fuori due falle. Con la prima si sono esposti i dati di circa 500 mila persone e con la seconda quelli di 52 milioni di utenti. Non a caso il servizio ha chiuso per evitare che si verificassero ulteriori problemi.
Tik Tok è il social più in voga del momento tra i ragazzini più giovani, ma un anno fa si è verificato un grande allarme nella sicurezza. Milioni di utenti hanno subito un furto di identità, non solo in Italia ma in tutto il mondo.
Secondo una ricerca, si sono accorti che il servizio trova amici consente di andare oltre la privacy che l’utente imposta per poter difendere i propri dati mettendo a rischio la reputazione degli utenti .

Per concludere questa lunga carrellata di scandali che hanno dimostrato quanto in realtà la sicurezza di alcuni social sia precaria, parliamo del caso che ha travolto Uber.
Il grande attacco ha coinvolto circa 57 milioni di account, la famosa società che consente di prenotare un automobilista in tempo reale, ha ricevuto danno enorme per la propria immagine. Col tempo ha ammesso le sue responsabilità dichiarando che dopo questa falla anche le entrate in borsa sono drasticamente diminuite.
Abbiamo riportato queste informazioni per dimostrare che molto spesso le aziende hanno delle problematiche di rilievo nel proprio sistema di sicurezza e per questo, per quanto la legge possa tutelarci, bisogna sempre salvaguardarsi.
Perché è importante utilizzare internet e le varie applicazioni con consapevolezza?
Come abbiamo visto prima, quelli sono solo una piccola parte di alcuni scandali che sono avvenuti su internet. Pensare di non utilizzare più i social o la navigazione internet, non vuol dire che si è al sicuro dai pericoli del web, proprio per questo motivo evitare il suo uso non è la scelta più saggia da fare, bisogna proteggersi nel modo giusto prendendo tutte le precauzioni del caso.
Imparare dai propri errori è fondamentale e in molti casi accresce anche la consapevolezza, chiaramente molto spesso gli utenti non sono a conoscenza di quello che avviene dietro ogni società, per cui quest’ultime hanno il dovere di informare sempre i propri consumatori, di farli sentire al sicuro e di adottare dei metodi di protezione molto più stabili e duraturi.